E gli alberi guardano
Il clangore delle spade, lo stridere del metallo. Affondo dopo
affondo i miei nemici cadevano. Solo ai miei nemici, non ai
miei amici, rivolgevo il mio pensiero. Erano tutti valorosi
guerrieri e abili spadaccini, fin da piccoli erano stati abituati
al combattimento ed allevati secondo un'educazione spartana.
La mia mente neanche sfiorava il numero di perdite che
avremmo subito, quando metti in gioco la tua vita e i tuoi
compagni fanno lo stesso ogni giorno, sviluppi una sorta di
ottimismo disperato. In questo modo spingevo me stesso ad
essere forte e lottare e andare avanti, anche se ad ogni
battaglia si piangevano i caduti e si dava la notizia alle
famiglie con la morte nel cuore. Nonostante ognuno di noi si
sentisse impotente davanti al fato prendevamo in mano le
nostre armi fieri, aggrappandoci all'idea di una morte
onorevole.
Schivavo le frecce e paravo i fendenti, quasi danzando su una
macabra musica i cui ottoni erano le spade e le cui
percussioni erano la pioggia. Girai su me stesso, mi abbassai
e diedi una gomitata all'altezza della mia spalla. Non
importava come, mi muovevo seguendo il tempo ed il ritmo
di quella pericolosa coreografia, godendo incredibilmente di
ogni singolo movimento e assaporando la sensazione
dell'adrenalina in circolo. Sembrava come se nessuno potesse
fermarmi, mi sentivo potente e questo mi spaventava,mi
stavo trasformando in una macchina da guerra senz'anima ne
pietà?
All’improvviso, dopo aver estratto la mia spada dal corpo
ormai privo di vita del mio avversario, sentii alle mie spalle
un grido che ben conoscevo. Quella voce che numerose volte
mi aveva fatto fremere sembrava chiamarmi. L'avevo udita
nell' assordante fragore della battaglia, nonostante fosse
spenta dal dolore e affievolita dal fiato della morte.
Esitai, non volevo vedere ciò che più temevo. Dopotutto in
me restava ancora un briciolo di umanità, pensai sarcastico,
mi rimaneva ancora la codardia. Ero paralizzato, avevo
smesso di pensare, sentivo quasi come se ci fossero stati
cristalli di ghiaccio nelle mie vene.
Mi voltai pieno d’orrore, pregando dentro di me di essermi
sbagliato. Era lui, si teneva disperatamente aggrappato alla
vita, accasciato per terra grondante di sangue. Riuscii a
prenderlo di peso e con fatica lo portai al riparo. Ero
affannato dalla battaglia e indebolito dalle ferite superficiali
che mi ero procurato, niente in confronto alla sua. Riuscii a
fuggire senza farmi vedere e trovai un rifugio dietro un...

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1) Era una calma mattina di Novembre, una di quelle in cui l'anno sembra aver confuso le stagioni. A Roma faceva un gran caldo, quasi fosse tornata l'estate, le strade vicino alla scuola elementare erano tranquille, qualche auto filava di tanto in tanto per le strade e poi tornava la calma. Era un mercoledì molto impegnato: la bambina con le codette, seduta al terzo banco a destra accanto alla finestra, aveva appena preso un buonissimo voto in matematica e stava già pensando a che regalo chiedere in cambio. Infatti la matematica era il suo tallone d' Achille e gli era stato promesso un premio in cambio di un buon voto. Sarebbe andata per negozi non appena fosse uscita da scuola, mancava ancora qualche minuto.
Contemporaneamente il ragazzo del corso di infermieristica osservava la bacheca con sguardo perso: non gli interessava veramente quel corso, l'aveva scelto solo perché non c'era nulla che gli interessasse di più; in realtà non era vero, era affascinato da quel corso per motivi del tutto suoi e che non andremo ad approfondire, ma ogni volta quando dava la prima occhiata al foglio degli esami perdeva ogni motivazione. In particolare questa volta un brivido che non voleva ammettere gli scorse lungo la schiena, gli orali finali sarebbero stati a fine maggio. Dopo quegli ultimi esami avrebbe cominciato a lavorare seriamente.
Fra tre minuti esatti suonerà la campanella e i bambini saranno sguinzagliati per le vie, quindi questo è l'ultimo momento per concederci una panoramica generale di questa scenografia sospesa e surreale, e magari soffermarci sui dettagli. L'asfalto non rifletteva il sole, ma sembrava che fosse lucido sotto i raggi. Alla piazza con la fontana al centro non c'era nessuno ad eccezione di quel vecchio che stava sempre lì a dar da mangiare ai piccioni come ogni giorno, e come ogni giorno era seduto sulla panchina al centro di fronte alla fontana in modo che i pesci disegnati sul bordo si guardassero proprio davanti a lui. Guardò la foto di sua moglie nel portafogli e quella dei suoi figli, poi dopo un sospirone tornò ai suoi piccioni. Una nuvola molto piccola oscurò il sole per meno di un minuto e subito fluttuò via come se niente fosse. Una cicala uscita troppo tardi dal suo bozzo cantava qualche nota per riscaldarsi e prepararsi alla sua "lunga estate", ignara del fatto che di lì a poco sarebbe morta per il freddo. Un fiore testardo spuntato tra le crepe del marciapiede sbocciava, spiegava i petali al sole facendosi accarezzare per la prima...

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xD Notare la mia scrittura che cambia come il vento xD

Pianista senza cuore

Il faro illumina con una forte luce bianca il pianoforte a mezzacoda che troneggia al centro del palco. Non appena partono gli applausi mi spolvero la giacca di velluto nero sistemando le code del frac. Faccio la mia entrata sul palco dopo circa mezzo minuto senza far attendere più il mio pubblico. Attraverso a grandi falcate la distanza che mi separa dallo sgabello sistemato davanti allo strumento. Lo avevo provato prima che iniziasse il concerto, quindi è già sistemato alla mia altezza. I tasti bianchi e neri in avorio erano stati ben asciugati prima che arrivassero gli spettatori, in modo che le mie dita non scivolassero durante l'esecuzione. Mi siedo sul cuscino foderato in pelle nera e tiro leggermente su le maniche della giacca, sistemo la giacca in modo che il tessuto ricada dietro lo sgabello e non si rovini. Chiudo gli occhi per qualche secondo e allungo le dita sui tasti, ogni movimento è molto lento e misurato. Inspiro e apro gli occhi di scatto al primo accordo. La melodia è lenta, gioca su quattro accordi principali che si alternano in coppie. Mentre l'accompagnamento è suonato tra le note più gravi, la melodia è nel registro di note medie che non spiccano particolarmente nel brano. Guardo di sfuggita lo spartito sebbene sappia il brano a memoria, non c'è la suddivisione in battute e l'autore ha scritto le interpretazioni sopra i pentagrammi. Quella rapida occhiata mi costa una stonatura, la posizione poco solida e attenta della mano fa sì che una nota dell'accordo sia dissonante, ma non del tutto spiacevole. Come sono ormai abituata a fare, costretta dalla mia scarsa concentrazione, raggiungo immediatamente ad orecchio quella nota e la alterno a quella dello spartito per tutta la frase, rendendo in questo modo lo sbaglio "Interpretazione". Dopo quella piccola variazione proseguo l'esecuzione del brano lasciandomi trasportare dalla musica e accompagnandomi con ampi movimenti delle spalle. Finisco il brano e mi alzo in piedi ascoltando gli applausi del mio pubblico che pare soddisfatto. Con un gesto molto teatrale riporto qualche ciuffo sfuggito dal codino durante il pezzo e faccio un inchino piegandomi a metà, solo fin sotto le costole. Esco con passi rapidi ma misurati nascondendomi nuovamente dietro le quinte, l'ultima cosa che gli spettatori hanno visto di me è stata la coda svolazzante del mio Frac prima che tutto fosse inghiottito nuovamente dal buio.

Pianista sbadato

Sol. Quello era un Sol. E ci andava un Fa. Mi prende un minuscolo attacco di cuore, ma devo continuare, mi sono rit...

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Ed eccomi, grandiosa, magnifica,
Sedevo trionfante sul mio trono di ossa e li guardavo,
i miei schiavi.
I miei cento schiavi, nudi come vermi,
ai miei piedi adoranti e imploranti;
ero stata magnanima, cento frustate per cento uomini,
il mio più caro servitore, il boia,
quel giorno aveva fatto schioccare la frusta centomila volte,
Ero stata troppo buona con loro.
L' ascia, con cui sovente venivano giustiziati coloro che mi tradivano,
imbrattata di sangue fresco, sostava accanto a me silente,
sentivo cristallinamente il profumo di morte su di lei.
O sciagurati! O pazzi! Come osaste farmi questo torto?
O inetti! O sciocchi! Pagherete per avermi negato la ragione.
Si erano spinti estremamente lontano questa volta,
volevano portarmi via il potere?
Nutrendo rancore mi appresto a levarmi dal mio trono di ossa.
Li guardai, uno a uno,
e uno a uno chinarono il capo in segno di rispetto,
In segno di terrore!
Ebbene sì, mi temevano e facevano bene
-Miei uomini! Miei sudditi! Ditemi,
Cosa credevate di fare? Il mio trono mi spetta!
Ho combattuto la mia guerra!
Io stessa ho macchiato le mie mani del vostro sangue!
E ridevo, ridevo, ridevo ridevo RIDEVO DELLA VOSTRA STUPIDITÀ!
Io sono a voi superiore, rimembrate i recenti avenimenti?
Mi recai a palazzo e trovai che il mio re intratteneva la mia serva,
una delle mie ancelle più fidate che rubava il mio consorte!
Credete che siano rimasti impuniti? Bruciati vivi!
E li guardai entrambi ardere sofferenti,
mentre ridevo, ridevo ridevo RIDEVO!
La loro tortura era estremamente giusta,
nessuno dovrebbe mai contraddirmi!
PERCHÈ QUEL CHE DICO IO È LEGGE, È VERITÀ!
Oggi sono stata sinceramente troppo buona nei vostri confronti...
Ma, per provarvi che resto sempre io
aggiungerò le ossa di tre di voi a quelle dei traditori
e di mio marito!-
afferrai l' ascia con ardore e indicai a tre di loro
di prostrarsi ai miei piedi in ginocchio
-Questa sacrificio lo fate per voi,
sappiate che è un grande onore venire spenti dalle mie mani
piuttosto che da quelle rozze del boia che spesso
scioglie lo spirito dal corpo per pulire le ossa
ed espandere il mio trono!-
Detto questo, calai serena la scure sulle nuche
dei miei schiavi.
Il loro sangue sporcò le mie vesti limpide,
e con cristallina risata tornai al mio trono che diventava man mano più grande.
Ed eccomi, grandiosa, magnifica!
Sostavo stupenda ed imponente innanzi al mio popolo
osservando il mio impero costruito sul sangue...

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In chat Feldia ci ha descritto le modalità di votazione e ne abbiamo anche discusso. Per le persone che stamattina avevano cose più importanti da fare e per i dormiglioni che alle 11 erano ancora nel mondo dei sogni, vi riporto quanto è stato detto.
Quando verra pubblicato il sistema di valutazione, chiunque vorrà votare dovra registrarsi al sistema con un indirizzo e-mail attivo. A questo indirizzo la redazione invierà una password; una volta ricevuta la password, l'utente che intende esprimere un voto potrà collegarsi al sistema inserendo ovviamente e-mail e password. Lo stesso indirizzo e-mail combinato alla stessa password potra votare UNA SOLA VOLTA ogni lavoro. Per votare bisognerà accedere con le proprie credenziali(log-in e password). E adesso drizzate bene le orecchie, perchè questa è una notizia che mi ha sollevato non poco: NON C'E' UN NUMERO DI LAVORI LIMITE DA POTER VOTARE. Questo significa che se ne possono votare quanti si vuole, senza doversi scervellare, come credevamo fino ad adesso, su tre lavori da scegliere.
PUNTI CONTROVERSI: Il sistema appare un po' macchinoso, e forse non invoglierà tanto le persone a votare, ma garantisce un minor numero di imbrogli e la possibilità, per la direzione, di individuarli più facilmente. Il link per accedere al sistema si troverà in home page.
IN ESTREMA SINTESI: tutti possono votare tutti SOLO UNA VOLTA e accedendo ogni volta. Capitolo 2.
Ciascun utente dovrà esprimere un punteggio da 0 a 10 su tre criteri(Un voto perogni criterio). Questi criteri sono:
a) coerenza-coesione testuale(grado in cui le parti del testo sono collegate tra di loro in modo coerente);
b)originalità(grado in cui il testo appare originale)
c)correttezza sintattico-grammaticale(non credo ci vogliano spiegazioni per questo XD)
PER LA SEZIONE AUDIOSCR...

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